Il risultato più significativo dell’ultima tornata di referendum, secondo me, riguarda il quesito che mirava a ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di permanenza in Italia dopo il quale un cittadino straniero può chiedere la cittadinanza italiana. La partecipazione a questo quesito è stata del 30,6%, in linea con gli altri. Quindi il referendum non è valido.
Tra coloro che hanno votato, il 65,5% è d’accordo con l’abolizione delle norme contenute mentre il 34,5% era contrario. Considerando che i partiti che compongono l’attuale maggioranza hanno dato indicazione ai propri elettori di non andare a votare e tenuto conto del loro orientamento in materia di concessione della cittadinanza, è evidente che la maggiore parte degli aventi diritto al voto è contraria a ridurre i tempi per chiedere la cittadinanza italiana.
Referendum sulla cittadinanza, giugno 2025. Dati sulla partecipazione e esito del quesito. Valori%
Fonte: elaborazione su dati del Ministero degli interni
Io sono tra quelli che ha perso e, per quello che vale (cioè nulla) voglio fare tre considerazioni:
- Fausto Desalu campione olimpico di atletica leggera nel 2021 a Tokyo è nato e cresciuto in Italia. I suoi genitori sono nigeriani. Ha recentemente raccontato che quando aveva 17 anni aveva fatto il record italiano dei 60 metri con ostacoli, ma poi il record non fu omologato perché lui non era ancora cittadino italiano. Sono migliaia i ragazzi nella posizione di Desalu: nati in Italia da genitori stranieri e per i quali l’unica patria possibile è l’Italia. Il referendum provava, con molti limiti, a occuparsi anche di loro.
- Chi è contrario al referendum sostanzialmente dice che la cittadinanza non si regala. Questa osservazione stride con quanto successo da molti anni in cui la cittadinanza è stata veramente regalata a milioni di cittadini stranieri che potevano dimostrare di avere un avo italiano. L’attuale governo sta provando a mettere un freno a questo scempio i cui effetti tuttavia dureranno nel tempo.
- Chi ha promosso e sostenuto questo referendum ha subito una sconfitta pesante ma forse non ci ha creduto fino in fondo. In questo link si possono, per esempio, vedere quanti soldi sono stati spesi per promuovere i quesiti referendari sui social. A parte la CGIL che ha speso per promuovere i suoi sul lavoro, per il resto a cominciare dal PD davvero poca cosa. Con questi numeri sarà difficile, almeno per ora, rivedere la legge sulla cittadinanza italiana.